Di Bruno Lorenzo Castrovinci

Pubblicato su Orizzontescuola il 24 dicembre 2024

Il tempo delle iscrizioni rappresenta un momento cruciale per studenti e famiglie, una fase in cui le scelte educative possono influenzare profondamente il futuro accademico e professionale dei giovani. È anche l’occasione per riflettere sulle sfide del sistema educativo italiano e sul ruolo fondamentale dell’istruzione tecnica, un settore spesso trascurato ma strategico per il nostro paese. Nonostante l’Italia sia la seconda potenza manifatturiera in Europa, ogni anno emerge una significativa carenza di tecnici qualificati, una mancanza che minaccia la competitività industriale e la stabilità economica. La disconnessione tra scuola e mondo del lavoro richiede interventi mirati e una visione strategica che valorizzi questa filiera formativa.

Valerio Ricciardelli, nel suo saggio “Ricostruire l’istruzione tecnica. Ultima chiamata per rimanere la seconda manifattura in Europa, salvare la nostra economia e preservare il nostro welfare”, offre una lucida analisi di questa situazione. Egli sottolinea come una collaborazione più stretta tra scuola, imprese e istituzioni possa ridisegnare l’istruzione tecnica, rendendola una scelta ambita e non più considerata una seconda opzione. La promozione di percorsi formativi che integrino teoria e pratica, attraverso laboratori, tirocini qualificati e progetti innovativi, potrebbe colmare il divario tra le competenze richieste dal mercato e quelle offerte dal sistema educativo

La valorizzazione degli Istituti Tecnici Superiori emerge come uno degli interventi più urgenti. Conferire a questi istituti risorse adeguate e un riconoscimento pari a quello dei percorsi universitari potrebbe renderli un modello di eccellenza, avvicinandoli ai sistemi educativi più avanzati, come quelli tedesco e svizzero. Tuttavia, il cambiamento non può limitarsi alla struttura dell’offerta formativa: è necessaria anche una trasformazione culturale, capace di superare i pregiudizi che spesso penalizzano le scelte tecniche rispetto a quelle liceali o accademiche.

L’orientamento scolastico, una chiave per il cambiamento

L’orientamento scolastico gioca un ruolo chiave in questo contesto. È fondamentale che famiglie e studenti comprendano il valore strategico dell’istruzione tecnica, non solo in termini di possibilità di carriera, ma anche per il contributo cruciale che queste professioni offrono al sistema economico nazionale. Un orientamento efficace non si limita a fornire informazioni sui percorsi disponibili, ma accompagna gli studenti in una riflessione più profonda sulle proprie aspirazioni, competenze e sulle reali opportunità offerte dal mercato del lavoro.

In questo senso, le campagne di sensibilizzazione possono assumere molteplici forme: dalla realizzazione di video informativi che raccontano storie di successo nel mondo tecnico, all’organizzazione di eventi dedicati al confronto diretto tra studenti, docenti e professionisti. Inoltre, la creazione di partenariati tra scuole e aziende è cruciale per ridurre il gap di competenze e favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Questi partenariati non devono limitarsi a stage o tirocini, ma possono includere progettualità condivise, laboratori aziendali aperti agli studenti e programmi di mentoring.

La sfida di rinnovare l’istruzione tecnica va oltre il semplice adeguamento dei curricoli scolastici: richiede una visione sistemica, capace di coniugare innovazione educativa e esigenze produttive, senza perdere di vista il valore sociale e culturale delle professioni tecniche.

Ripensare l’istruzione tecnica non è solo una necessità economica, ma un’opportunità per rilanciare l’identità e la competitività del “Made in Italy”. Un sistema scolastico che sappia valorizzare i talenti tecnici è un sistema capace di generare progresso non solo economico, ma anche sociale e culturale, in grado di integrare i giovani in un contesto lavorativo dinamico e soddisfacente.

Per raggiungere questo obiettivo, è necessario un impegno condiviso: da parte delle istituzioni, che devono investire in infrastrutture moderne e in programmi formativi aggiornati; da parte delle imprese, chiamate a collaborare attivamente con le scuole e da parte delle famiglie, che devono riconoscere il valore di un percorso tecnico come scelta formativa di alto livello. Solo attraverso un cambiamento di prospettiva e una visione lungimirante, è possibile trasformare le professioni tecniche in un elemento essenziale per il futuro del paese.

L’evoluzione storica dell’istruzione tecnica

L’istruzione tecnica in Italia ha radici profonde che risalgono al XIX secolo, quando si sentì la necessità di formare una classe lavoratrice qualificata per sostenere il processo di industrializzazione. Già con la Legge Casati del 1859 si introdussero le prime scuole tecniche, concepite per offrire un’istruzione pratica e immediatamente applicabile al mondo produttivo, ispirandosi al modello francese dei Conservatori di Arti e Mestieri. Durante il periodo post-unitario, queste istituzioni si evolsero per rispondere alle crescenti esigenze dell’industria e dell’artigianato, formando tecnici specializzati in settori come la meccanica, l’edilizia e la chimica. Successivamente, con la Legge Gentile del 1923, si consolidò un sistema di istruzione che separava nettamente i percorsi tecnici da quelli liceali, enfatizzando l’apprendimento di mestieri specifici e il loro ruolo nel sostegno del tessuto economico emergente. Nel dopoguerra, l’istruzione tecnica si rivelò essenziale per la ricostruzione economica del Paese, alimentando settori chiave come la meccanica, l’elettronica e il tessile, e garantendo al contempo una rapida occupazione per i giovani diplomati. Negli anni Sessanta e Settanta, l’espansione dell’industria italiana favorì l’incremento delle iscrizioni agli istituti tecnici, mentre negli anni Ottanta emerse la necessità di aggiornare curricoli e strutture per rispondere alle sfide della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica. Questo portò a una serie di riforme mirate a modernizzare il settore, introducendo discipline più avanzate e promuovendo la collaborazione con le imprese per riallineare i percorsi formativi alle esigenze di un mercato del lavoro sempre più complesso.

La situazione attuale e le riforme in atto

L’istruzione tecnica e professionale in Italia è al centro di un’importante fase di rinnovamento, guidata dalla necessità di allineare il sistema educativo alle rapide trasformazioni del mercato del lavoro. Attualmente, uno degli strumenti chiave di questa trasformazione è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che destina ingenti risorse all’ammodernamento delle infrastrutture scolastiche e alla digitalizzazione dei percorsi formativi.

Le riforme in atto puntano all’introduzione di discipline innovative come l’intelligenza artificiale, la sostenibilità ambientale e le tecnologie dell’informazione, rispondendo così alle nuove competenze richieste a livello globale. Il modello “4+2” rappresenta un cambiamento significativo, consentendo agli studenti di completare un percorso quadriennale che offre accesso diretto agli ITS Academy per una specializzazione biennale, oppure di entrare nel mondo del lavoro o proseguire gli studi universitari con un titolo equipollente al diploma quinquennale.

L’istituzione dei “campus” favorisce la creazione di reti tra istituti tecnici e professionali, ITS Academy e centri di formazione professionale, promuovendo una sinergia che arricchisce l’offerta formativa e rafforza il collegamento con il mondo produttivo. Questo approccio è ulteriormente potenziato dall’incremento dello studio delle materie STEM, delle lingue straniere, della didattica laboratoriale e dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO).

Gli istituti hanno anche la possibilità di dedicare una quota oraria ad attività legate al territorio, valorizzando le specificità locali e creando un legame più stretto con la comunità. Importante sottolineare che, nonostante le innovazioni introdotte, gli organici dei docenti restano invariati, garantendo così una continuità nella qualità dell’insegnamento e permettendo un approfondimento delle discipline nel quadriennio.

Queste riforme rappresentano un passo significativo verso la modernizzazione dell’istruzione tecnica e professionale, rendendola più attrattiva e in linea con le esigenze di un’economia in continua evoluzione, e preparando i giovani ad affrontare con competenza le sfide del futuro.

Licei professionalizzanti: una nuova opportunità per i giovani

I licei professionalizzanti rappresentano un’innovativa possibilità per il sistema educativo italiano. Questi percorsi dovrebbero essere attivati preferibilmente all’interno degli istituti tecnici, trasformandoli in veri e propri “Poli tecnici” di alta formazione, capaci di ottimizzare il patrimonio esistente di attrezzature e ambienti di apprendimento.

Con una durata di cinque anni, i licei professionalizzanti mirano a integrare la solidità della formazione liceale con un approccio pratico e professionalizzante, colmando il divario tra istruzione scolastica e mondo del lavoro. Un elemento distintivo di questa nuova tipologia di scuola è la stretta connessione con le realtà produttive locali e nazionali, che garantisce agli studenti opportunità concrete di stage e apprendistati. Inoltre, i licei professionalizzanti possono diventare un ponte ideale per chi desidera accedere a percorsi di specializzazione come gli ITS Academy o intraprendere carriere lavorative in settori ad alta specializzazione tecnica.

Le criticità dell’archetipo consolidato

Un problema ancora radicato nel sistema educativo italiano è l’archetipo che associa l’istruzione tecnica e professionale agli studenti “meno brillanti” rispetto a quelli indirizzati verso i percorsi liceali. Questo pregiudizio non solo penalizza il valore percepito dell’istruzione tecnica, ma contribuisce anche a creare una confusione tra le finalità e le specificità dei due percorsi. L’equiparazione indebita tra istruzione tecnica e professionale sottovaluta le competenze altamente specializzate offerte dagli istituti tecnici, spingendo molte famiglie a considerare questi percorsi come una scelta di ripiego. Inoltre, va considerato che, ad eccezione di alcuni indirizzi, la maggior parte degli istituti tecnici è prevalentemente frequentata da studenti di sesso maschile. Questo squilibrio di genere sottolinea la necessità di politiche attive che promuovano l’istruzione tecnica presso le studentesse, evidenziando le opportunità offerte da questi percorsi e superando gli stereotipi di genere che ancora ne limitano l’accesso. Tale visione limita le possibilità di valorizzare i talenti degli studenti che potrebbero eccellere in contesti tecnici e riduce l’efficacia complessiva del sistema educativo nel rispondere alle esigenze del mercato del lavoro.

Verso il futuro

Per garantire un futuro all’altezza delle sfide globali, è essenziale promuovere una maggiore integrazione tra istruzione tecnica e innovazione tecnologica. La collaborazione tra scuole, università e aziende deve essere rafforzata, creando un ecosistema educativo capace di rispondere con flessibilità alle esigenze del mercato. Inoltre, è urgente implementare politiche mirate a incentivare la frequenza degli istituti tecnici, iniziando fin dal primo ciclo di istruzione. Orientare precocemente gli studenti allo studio della tecnologia può contribuire a farli appassionare alla formazione tecnica, superando stereotipi culturali e favorendo una scelta più consapevole del percorso educativo. In questo contesto, far nascere i licei professionalizzanti all’interno dell’offerta degli istituti tecnici rappresenta una scelta vincente: non solo amplia l’offerta formativa di questa tipologia di istituto, ma ne utilizza i laboratori e le attrezzature esistenti, trasformandoli in scuole di eccellenza. Al contempo, occorre lavorare sulla valorizzazione culturale di questi percorsi, sottolineandone l’importanza strategica per la crescita economica e sociale del Paese.

Prospettive di occupazione presente e futura

Le riforme dell’istruzione tecnica e professionale puntano a rispondere efficacemente alle esigenze di un mercato del lavoro in evoluzione. I dati attuali mostrano che il tasso di disoccupazione giovanile in Italia si attesta intorno al 21,2% (dati ISTAT 2024), una percentuale che evidenzia la necessità di percorsi formativi capaci di coniugare teoria e pratica, rispondendo alle richieste del mercato. Gli ITS Academy rappresentano un esempio virtuoso: l’80% dei diplomati trova lavoro entro un anno dal completamento del percorso, con percentuali che in alcuni settori, come l’automazione industriale e le tecnologie dell’informazione, superano il 90%.

Secondo Unioncamere, entro il 2026, il fabbisogno di figure specializzate si attesterà tra i 4 e i 5 milioni di unità, con una forte domanda nei settori dell’intelligenza artificiale, delle energie rinnovabili e delle tecnologie digitali. Inoltre, le professioni legate alla sostenibilità ambientale e alla green economy registrano un incremento annuale del 5-10%, dimostrando come le competenze STEM siano sempre più richieste.

Le riforme del modello “4+2” e dei licei professionalizzanti rispondono a questa domanda, offrendo percorsi mirati per formare giovani pronti a entrare nel mercato del lavoro. Non solo, i percorsi riformati favoriscono una maggiore occupabilità anche nei settori tradizionali, che necessitano di nuove competenze per adattarsi alla transizione digitale e sostenibile. Per esempio, le aziende coinvolte nei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) riportano un aumento del 15% nelle assunzioni di stagisti trasformati in lavoratori a tempo indeterminato.

Questi dati dimostrano che l’istruzione tecnica e professionale non solo migliora l’occupabilità, ma rappresenta un motore strategico per lo sviluppo economico del Paese, riducendo il divario tra domanda e offerta di lavoro e garantendo ai giovani un futuro più solido e qualificato.

Conclusione

L’istruzione tecnica in Italia è un sistema in evoluzione, con un ruolo strategico nella formazione di competenze essenziali per il futuro del Paese. Attraverso riforme mirate e un cambiamento culturale che ne valorizzi l’importanza, questo settore può diventare il fulcro di un nuovo modello educativo, capace di coniugare tradizione e innovazione. Far crescere e rafforzare l’istruzione tecnica significa costruire un sistema scolastico che non solo risponde alle sfide globali, ma che anticipa i cambiamenti, offrendo ai giovani strumenti per plasmare il futuro. Investire nell’istruzione tecnica non è solo una necessità, ma un atto di coraggio e visione per garantire un progresso sostenibile e condiviso: perché il sapere tecnico è la chiave che apre le porte del domani.

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